Sceneggiatrice - Story editor - Regista

DA CONTEMPORANEA: “LE FAVOLOSE” DI ROBERTA TORRE

Documentario | 2022 | 74 min

Pubblicato su Agenda del Cinema a Torino | 10 Ottobre '22

La rivincita delle donne.

La recensione potrebbe contenere spoiler

Siamo in una villa vuota e invecchiata. Porpora, una donna trans dai capelli ormai bianchi e la giacca ricoperta di spille con slogan e loghi di associazioni, entra in casa e percorre, una ad una, le stanze impolverate fino a raggiungere la più magica e ricca di ricordi: la camera dell’armadio. Quando avevano vent’anni, quel mobile era la loro astronave, capace di portarle in posti lontani, il luogo della metamorfosi e della libertà. Presto Porpora è raggiunta dalle amiche, Nicole, Sandeh, Sofia e Mizia. Loro sono la “Costellazione delle Favolose della comunità transgender degli anni ’70” e sono lì per rievocare il ricordo di Antonia, la più bella ed eterea del gruppo, morta prematuramente e sepolta in abiti maschili per opera di una famiglia che non l’aveva mai accettata. Come ci dice Mizia in una delle interviste, di fatto negandole gli abiti femminili anche nella morte, è come se l’avessero uccisa due volte. Al centro del film Le Favolose, infatti, è proprio questa violenta cancellazione dell’identità nella sfida finale che diventa ultima e definitiva sconfitta.

Questa violenza perpetrata alla fine di un’esistenza che stravolge completamente l’identità di qualcuno” ci dice la regista Roberta Torre “mi era sembrata una violenza inaccettabile, cioè la violazione di un diritto umano prima ancora di qualsiasi altra cosa”, ecco perché la Torre sceglie di raccontare questa storia attraverso “l’idea di un risarcimento”.

In un gioco che oscilla tra verità e finzione, dove il genere documentario è costantemente spezzato dall’incursione della fiction, del teatro e della video arte, le cinque amiche cercano di rievocare Antonia per salutarla e restituirle la dignità di donna toltale trent’anni prima. Ecco che la finzione ha il potere di dar vita ai sogni e ai desideri perduti delle protagoniste, senza mai togliere verità e profondità al racconto.

Attraverso conversazioni e interviste, infatti, Porpora, Nicole, Sandeh, Sofia e Mizia si mettono a nudo. Ci parlano di cosa volesse dire essere prostitute trans negli anni Settanta e Ottanta, della difficoltà, per alcune di loro, di dover vendere il proprio corpo, del necessario o forzato distacco con la famiglia, ma anche della libertà di essere finalmente se stesse, di essere donne.

Il mio corpo è un atto politico” dice Sande “ho scelto di essere libera e la libertà ha un caro prezzo”. Un prezzo che, però, le protagoniste decidono di non raccontare nella sua tragicità. Uno dei meriti della regista è sicuramente quello di essere riuscita ad avvolgere le storie di queste donne di magia, leggerezza e bellezza. Di loro non vediamo mai il lato oscuro, certo ne percepiamo la sofferenza attraversata, ma ci vengono mostrate per le donne che sono diventate. E la stessa Nicole ci rivela che “la cosa molto importante è che non abbiamo rivelato l’effetto del dolore. Abbiamo rivelato il dolore vero che c’è stato, e non l’effetto che ha avuto su di noi”.

Il film diventa, così, un inno alla vita, uno spazio sospeso nella dimensione del ricordo in cui tutto è possibile, anche parlare con i defunti, una zona sicura in cui le protagoniste hanno potuto condividere con il mondo le loro verità: “è stato come entrare in un mondo completamente magico e ci ha messe nella condizione di togliere quelle maschere che non ti permettono di essere te stessa” dice Sandeh.

Con un’ironia e una delicatezza inaspettate per la durezza e la profondità delle storie che scorrono davanti agli occhi dello spettatore, Roberta Torre ha mostrato e condiviso uno spaccato di esistenza purtroppo ancora troppo spesso stigmatizzato e rifiutato, a causa di quella inutile paura del diverso che basterebbe un soffio di conoscenza per spazzarla via. E invece, grazie alle testimonianze e alla forza di queste cinque donne, scopriamo che non solo le persone transessuali esistono, ma che hanno una storia, che hanno lottato per costruire un’identità di genere anche quando tutto il mondo le rinnegava, che – prima di tutto – sono persone. Con il suo lavoro, l’autrice “ha fatto vedere i tanti modi di essere trans” ci dice Sandeh “siamo talmente tutte diverse, talmente tanto con esperienze diverse, con percorsi diversi di vita che non si può creare uno stereotipo trans. Noi siamo esseri umani, e Roberta ha avuto la capacità di tirar fuori questa nostra umanità”.

Il film, con il suo stile caleidoscopico e vivace, ci racconta di sogni e desideri, della possibilità di creare la magia anche quando lì fuori dietro ogni angolo si cela una minaccia. Le Favolose ci racconta di un gruppo di donne che tra il delirio e il drama ha scelto lo spettacolo.

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Sara Bianchi

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Sara Bianchi

Sceneggiatrice - Script editor - Regista

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