La recensione potrebbe contenere spoiler
In un mondo in cui generare è l’atto primordiale e primariamente necessario per l’esistenza dell’umanità, la maternità è una questione troppo spesso toccata marginalmente e non presa nella giusta considerazione. Molte donne si trovano a dover affrontare in autonomia e solitudine un viaggio che porta con sé il peso dell’origine. Ecco che Maura Delpero, con il suo film Maternal, mette la maternità al centro del discorso mostrandola nella sua complessità e inesplorata varietà.
Maternal racconta la quotidianità all’interno di un centro GAR argentino – ovvero un luogo in cui vengono accolte per alcuni anni ragazze che non hanno la possibilità di vivere la maternità in casa – gestito da un ordine di suore. Il film comincia con l’arrivo di una novizia, Suor Paola, che non fatica ad integrarsi e farsi accettare dalla comunità che la ospita. Giorno dopo giorno, però, nell’esercizio della cura dei bambini e delle giovani madri che abitano il GAR, l’amore caritatevole di suor Paola si trasforma in amore materno scardinando le sue certezze e mettendo in pericolo la sua vocazione.
Quella scritta e diretta da Maura Delpero è una storia intima e delicata che svela i turbamenti e i conflitti delle protagoniste senza mai entrarvi con invadenza. In quadri simmetrici e statici le vite di queste donne ci vengono mostrate con discrezione e distacco, nonostante ciascuna di loro sia custode di storie estremamente violente e dolorose.
L’idea del film nasce dall’esigenza della regista di esplorare il tema della maternità. “Era un tema che tornava” ci dice “e che sentivo, tanto dal punto di vista emotivo quanto da quello ideologico e politico, impellente. Cioè sentivo il desiderio di mettere la maternità al centro di un film, perché la vedevo sempre trattata in maniera un po’ tangenziale ed edulcorata, mai raccontata nella sua vera complessità che è enorme”. Ecco che questa indagine la porta a scegliere il tema del paradosso della maternità adolescenziale e a frequentare per quattro anni i GAR argentini. Parliamo di paradosso perché a dover assumersi il ruolo di madre sono delle ragazzine che ancora non hanno esaurito il bisogno di essere figlie e bambine, ragazze che non sempre hanno la possibilità di scegliere in uno Stato in cui l’aborto è diventato legale sono nel 2020.
Dopo anni di ricerca e osservazione, tuttavia, il film comincia a delinearsi nella su forma attuale solo quando la regista lavora dentro un GAR religioso gestito da suore. “Lì ho capito che c’era un altro paradosso. Ovvero che queste donne a cui non è permesso avere figli si occupassero quotidianamente della maternità e che si trovassero ad essere un po’ madri di queste ragazzine che sarebbero effettivamente potute essere loro figlie o nipoti. E mi è sembrato fosse straordinario in questo senso”.
In Maternal ci troviamo, infatti, di fronte alla commistione di due mondi apparentemente inconciliabili. Da un lato abbiamo delle bambine a cui è stata strappata via l’innocenza e che sono state costrette a crescere di colpo e a doversi assumere una responsabilità per loro troppo grande. Dall’altra ci sono delle donne che hanno rinunciato alla maternità, ovvero ad una parte del proprio essere donna, per amore di fede. Per quanto lontani, tuttavia, questi due destini sono costretti ad incontrarsi e rivelare la propria complementarietà. Le madri adolescenti affrontano contro la propria volontà un‘esperienza tanto ancestrale quanto difficile, mentre le giovani suore non possono evitare quel naturale richiamo alla maternità che coglie molte donne in età fertile. Così ritroviamo, nel film, entrambe le figure costrette in una forma di fissità, chiuse in un mondo “che è molto ambiguo perché è un insieme protettivo e coercitivo, è un luogo in qualche modo da cui non te ne puoi andare”.
Eppure, in questo mondo immobile che tiene fuori la realtà e vive di regole proprie, Maura Delpero dà spazio alla meraviglia e al calore della dolcezza. Suor Paola non mette in discussione la propria fede, è semplicemente incapace di resistere all’istinto materno perché è qualcosa che agisce dentro di lei a prescindere dalla propria volontà. Le due giovani madri protagoniste, invece, non smettono mai di conservare, ciascuna a modo suo, l’innocenza di chi non ha avuto la possibilità di esplorare il mondo e procede a passi lenti e timorosi perché la via su cui cammina non è la sua.
Con il realismo che solo anni di ricerca e una totale immersione nella materia del racconto possono dare, Maura Delpero non si limita a mostrarci la maternità in tutte le sue contraddizioni e varietà, ma ci racconta una storia di amore e di incontrollabile desiderio di libertà d’amare.